Padova come Parigi, il cliente è chef per un giorno

Non solo il milanese QKing: da Parigi a Padova, aprono locali con format impensabili fino a pochi anni fa, dove a cucinare sono i clienti. A Padova, ad esempio, Massimo Biale e il suo staff aprono la cucina del ristorante “Ai navigli” agli appassionati di cucina, desiderosi di muovere i primi passi tra abbattitori di temperatura e forni a convezione. E di stupire amici e parenti con le loro ricette.

Il nome sembra ammiccare a “Un jour, un chef”, l’iniziativa adottata da un locale parigino che, ogni giorno, invita tra i propri fornelli un cuoco non professionista, desideroso di sperimentare l’ebbrezza di guidare un vero ristorante. Ma Massimo Biale e il suo staff, che a Padova gestiscono l’elegante e apprezzatissimo “Ai navigli”, giurano che i primi ad avere avuto l’idea sono stati loro, un anno e mezzo fa.

navigli interno 2

 

Indipendentemente dalle dispute sulla paternità, la formula proposta dalle due realtà è molto simile, se non identica. “Tuo per un giorno” – così è stata ribattezzata l’iniziativa padovana – consente a chiunque di indossare, per una sera, i panni dello chef, e di preparare una cena per amici e parenti sfruttando le attrezzature professionali in dotazione al ristorante e, soprattutto, i consigli di Biale e della sua brigata.
Un’occasione per vedere all’opera, cercando di carpirne i segreti, un vero professionista, ma anche per muovere i primi passi nel mondo di abbattitori di temperatura e forni a convezione, strumenti sconosciuti a chi è abituato a cucinare a casa, e per sperimentare tecniche di cottura e conservazione apparentemente misteriose come il sottovuoto.

 

Per partecipare, occorre prenotare telefonicamente (allo 049/8364060), concordare un menu con lo chef e garantire un numero minimo di partecipanti alla serata: «Di solito bastano venticinque persone, in modo da permetterci di coprire i costi di apertura con una spesa, per ciascuno, di 30/35 euro al massimo», spiegano dal ristorante. Quanto allo chef improvvisato, dovrà versare una quota di partecipazione (da concordare) che servirà a coprire soprattutto i costi di assicurazione. All’inizio della serata, questi troverà la spesa già fatta, i “colleghi” ad aspettarlo, e una vera giacca da cnaviglihef da conservare come ricordo.

Dal punto di vista tecnico, invece, l’unica condizione è l’amore per i fornelli. «Finora – fanno sapere dallo staff di Biale – abbiamo avuto a che fare con ogni genere di partecipante, dalla casalinga al semplice appassionato che, per la prima volta in vita sua, cerca di dare corpo al sogno nel cassetto di aprire un ristorante. Possedere una buona preparazione non è fondamentale, visto che l’aspirante chef non è mai lasciato in cucina da solo, ma è seguito in ogni passaggio dalla nostra équipe». Insomma, il rischio di disastri o brutte figure è scongiurato.

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Il termine CORESTAURANT è parte di un marchio registrato e contraddistingue  location o ristoranti aperti al pubblico che offrono ai loro clienti la possibilità di cucinare come nel proprio “ristorante per un giorno”.

La gestione dell’uso del marchio Qking Corestaurant si ispira all’idea di social business  teorizzata dall’economista premio Nobel Muahammad Yunus: i locali (o location) che intendono utilizzare il format e il logo Corestaurant  si impegnano a  versare  tra il 3-5% dell’affitto a organizzazioni non governative che lottano contro la povertà in maniera efficace, efficiente e con bilanci trasparenti.

Per sapere di più, manda una email a info@corestaurant.it

 

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