Food photograpy… che passione!

Lo sapevate che la pasta usata per le immagini fotografiche pubblicitarie è quasi sempre cruda, e che il gelato che ci fa venire l’acquolina in bocca nelle fotografie in realtà è una sorta di plastilina? Quali sono i trucchi della food photograpy?

Una delle prime cose a cui porre attenzione è la composizione, la scelta del piano d’appoggio, delle stovigle, del piatto, lo sfondo e le varie decorazioni, come cesti di pane, candele, fiori. Si può fare tutto secondo tradizione o provare a uscire dagli schemi, facendo attenzione a lasciare comunque alla pietanza il ruolo di protagonista assoluta.

Un altro elemento primario è l’illuminazione. Come per ogni altro servizio fotografico la scelta della luce adatta al soggetto è fondamentale. All’inizio si può cominciare mettendo il piatto vicino ad una finestra dalla quale proviene molta luce, per poi, quando saremo diventati più esperti, iniziare con l’uso dei diffusori. Ricordiamoci che in una foto la gestione della luce è importante quanto quella delle ombre.4321375376_a31abedb36_z

E che dire del colore? Oltre alla scelta di ingredienti capaci di accordarsi tra loro non solo per gusto ma anche appunto per cromatismi, si consiglia di occuparsi del colore soprattutto in fase di ritocco attraverso gli strumenti di vividezza e saturazione. Spesso per questo tipo di fotografia si rende necessario l’uso del macro viste le dimensioni ridotte del soggetto e la necessaria attenzione ai particolari.

Dopotutto quello che si richiede a un buon fotografo di cibi non sembra essere molto diverso da quello che si chiede a un fotografo generico. Invece no, c’è un elemento che chi fotografa alimenti deve sempre tenere presente. I suoi soggetti sono deperibili, quindi il tutto si deve svolgere in gran velocità prima che gli spaghetti si rinseccoliscano e le entrecotte si rasseghino. Non scordiamoci che il tempo di attesa del vostro scatto decisivo il cibo lo passa esposto a una luce forte, capace di seccare e asciugare. Quindi è indispensabile preparare accuratamente lo scatto prima che il cibo venga posizionato. Composizione, bilanciamento del bianco e esposizione esatti al millimetro.

Infine la decisone per quanto riguarda l’angolo di ripresa, di solito esattamente sopra tanto che il piatto rimanga perfettamente circolare, oppure poco più in alto in una posizione più ellittica. Si consiglia di scattare in raw e di utilizzare sempre il treppiedi.

 Al principio è bene prendere dimestichezza con la materia. Comprare riviste. Copiare gli scatti. Fino a quando si sarà diventati abbastanza agili ed esperti da inventarne di propri.

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È la presentazione del cibo, impeccabile, ad assumere importanza, e con essa il desiderio che stimola, paragonabile a quello sessuale.

 La passione per i cibi fotografati ha dato vita al food porn, una vera epidemia, coaudiuvata dal diffondersi dei media e della tecnologia digitale. La presentazione del cibo in questo caso ha superato di gran lunga l’importanza del suo sapore, lo Chef è diventato quasi un Dio ingiudicabile e noi i suoi piccoli spettatori. Il food porn è il voyerismo del cibo, un piacere da gustare solo con gli occhi, che il palato non riesce a cogliere e nemmeno deve.

Il termine CORESTAURANT è parte di un marchio registrato e contraddistingue  location o ristoranti aperti al pubblico che offrono ai loro clienti la possibilità di cucinare come nel proprio “ristorante per un giorno”.

La gestione dell’uso del marchio Qking Corestaurant si ispira all’idea di social business  teorizzata dall’economista premio Nobel Muahammad Yunus: i locali (o location) che intendono utilizzare il format e il logo Corestaurant  si impegnano a  versare  tra il 3-5% dell’affitto a organizzazioni non governative che lottano contro la povertà in maniera efficace, efficiente e con bilanci trasparenti.

Per sapere di più, manda una email a info@corestaurant.it

 

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