Sergio Maria Teutonico: “Non chiamatemi maestro”

Reso famoso dalla televisione, ha aperto da qualche mese una  scuola a Torino. E svela: “Per cucinare come uno chef, bastano coltello, mani e cervello”.

Di “dilettanti allo sbaraglio” ne ha visti, e assistiti, a decine. Quelli, dai nomi celebri, che si sono alternati nella cucina di Chef per un giorno, il programma televisivo andato in onda su La7 a partire dal 2003 in cui personaggi del mondo dello spettacolo si cimentavano ai fornelli di un vero ristorante, sottoponendosi poi agli impietosi giudizi di Fiammetta Fadda, Leonardo Romanelli e di uno chef famoso diverso per ogni puntata. Esperto di secondi, Sergio Maria Teutonico ha aiutato Morgan nella preparazione di un improbabile pollo alla griglia con zabaione e Mara Maionchi con un eccellente arrosto misto, e ancora Giobbe Covatta, Vladimir Luxuria, Natasha Stefanenko e tanti altri.

Da qualche mese il simpatico chef, che all’attivo ha anche trasmissioni su Radio Capital e Alice Tv e una serie di libri di successo, ha deciso di aprire a Torino, insieme a tre collaboratori, una scuola di cucina dal nome inequivocabile: La Palestra del Cibo. Del resto, come recita la sua stessa bio sul sito della scuola, un’abilità tra le tante lo rende speciale: “La capacità innata e naturale di spiegare con chiarezza le cose che fa e mettere le persone che imparano da lui a proprio agio, senza difficoltà”.

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Teutonico, qual è la filosofia della sua nuova scuola?

“La nostra filosofia è legata al concetto che l’apprendimento dell’arte dell’enogastronomia è un flusso che va alimentato costantemente, e che per poterlo fare ci si deve porre di fronte a chi impara non come ‘maestri’ bensì come guide che riescano a chiarire i dubbi e a rassicurare circa l’uso delle numerosissime tecniche di cucina che, a torto o a ragione, i tempi moderni impongono”.

Cosa significa, dal punto di vista pratico?

“A differenza di molte altre scuole dove si classificano i corsi etichettandoli in vari gradi e livelli, qui da noi a La Palestra del Cibo ognuno ha modo di apprendere in base al suo desiderio scegliendo gli argomenti didattici e combinandoli tra loro nella più assoluta libertà e economicità. Un ulteriore valore aggiunto è sicuramente dato dal livello altissimo dei docenti della scuola che prima di poter insegnare devono sostenere delle prove didattiche e pratiche”.

Quali sono gli errori più comuni che vede commettere ai suoi allievi e che “smascherano” un dilettante rispetto a un professionista?

“Essere professionisti non mette al riparo dagli errori a volte anche più grossolani, vi sono diversi personaggi che si propongono come professionisti ma che in fondo nella vita potrebbero fare con maggiore successo altro e al tempo stesso molti miei alunni che amano il mestiere del cuoco e sono preparati e attenti come chi ha già molti anni di ‘mestiere’ sulle spalle. La manualità del neofita è grezza, l’uso delle tecniche è approssimativo, quasi sempre. Questo però non è un difetto, anzi dovrebbe essere ovvio: il bravo maestro, nel nostro caso l’allenatore, deve comprendere i punti critici nel modo di applicarsi di ogni alunno e dovrebbe, con chiarezza e semplicità, condurre i suoi allievi verso l’eleganza e la capacità di lavoro che si raggiungono solo attraverso molto esercizio e ripetizione”.

Quali sono i tre attrezzi che non possono mancare nella sua cucina?

“Il mio coltello, il mio cervello, le mie mani…. Tutto il resto è adattabile alla bisogna”.

(L’immagine all’interno dell’articolo è presa dal sito de La Palestra del Cibo)

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