La Terra dei Cuochi, tra Masterchef e…Nonna Papera

Prove “prese in prestito” dal talent di Cracco e soci e poca attenzione a tecniche, ingredienti e preparazioni: il nuovo show di Rai Uno ha il sapore di un’occasione persa. Per dirla in due parole: si parla molto, si cucina poco.

“Vi vedo un po’ troppo evanescenti, poco concentrate. Mi sembrate al concorso della torta di Nonna Papera”. Il rimprovero – peraltro caduto nel vuoto – del temutissimo Davide Scabin, numero uno del prestigioso CombalZero di Torino e “superchef” in carica tra le postazioni de La Terra dei Cuochi, basterebbe da solo a raccontare la prima puntata del nuovo talent show culinario di Rai Uno. Una via di mezzo tra Masterchef – da cui sono state copiate buona parte delle prove, dall'”invention test” alla “mystery box”, seppur cambiandone il nome – e il Grande Fratello, con tanto di confessionali e molte (troppe) parentesi personali sulla vita dei partecipanti. Alla conduzione Antonella Clerici, evidentemente non troppo preparata al “grande salto” dalla cucina casalinga de La prova del Cuoco alla competizione tra aspiranti chef. In due parole: si parla molto, si cucina poco.

tagliatelle alla boscaiola

Il format è piuttosto complesso: quattro concorrenti donne (a cui se ne aggiungeranno quattro di sesso opposto dalla prossima puntata) accompagnate da quattro “vip” (Giorgio Mastrota, Ugo Dighero, Walter Nudo, Flavio Montrucchio) e quattro parenti che, via via che i piatti cucinati dai loro familiari vengono scartati da chef Scabin, devono a loro volta giudicarli, ovviamente all’insaputa di chi li ha preparati. Queste, nell’ordine, le prove della prima puntata: una di “tradizione”, ovvero la preparazione di un piatto di tagliatelle, nella fattispecie alla boscaiola; una di abilità, la separazione di tuorli e albumi col sistema della bottiglia (l’unica parte davvero divertente dello show; tra l’altro, se non lo conoscete, il metodo è sicuramente da copiare); una di creatività (a ogni concorrente spetta un ingrediente base: rispettivamente pollo, cozze, baccalà e rame) e una, infine, “a specchio”, in cui imitare il cavallo di battaglia di uno chef famoso (Moreno Cedroni con la sua costoletta di lombo in pastella di birra con erbe di campo).

la-terra-dei-cuochi-concorrenti

Due parole sui concorrenti. A parte Valentina Scarnecchia, pedagogista, già salita agli onori delle cronache in quanto figliastra di Beppe Grillo, sono per lo più illustri sconosciuti, che praticano la cucina come passione personale,  ma col sogno non troppo remoto di una seconda vita dietro ai fornelli. Autodidatti? Non esattamente. Qualcuno ha frequentato corsi, più o meno blasonati, qualcuno ha fatto il lavapiatti in un grande ristorante, qualcuno ha persino un diploma e ha avuto un maestro d’eccezione come Gualtiero Marchesi. E qualcuno, infine, è già passato dalla tivù, come la stessa Valentina, alla sua seconda esperienza sul piccolo schermo dopo Cuochi e Fiamme di La7. L’impressione, in ogni caso, è quella di trovarci di fronte per lo più a dilettanti, senz’altro meno preparati rispetto a quelli che abbiamo visto a Masterchef.

Fin qui, niente di male. Il limite più grosso della trasmissione non è il format, né sono i concorrenti o le prove a cui devono sottoporsi. Ma è la cucina. Praticamente, la “grande assente” del programma. Preparazioni e ingredienti vengono trascurati, spesso nemmeno inquadrati dalla telecamera. Il giudizio dei familiari sembra più importante, almeno da un punto di vista emotivo, di quello del superchef. E lo stesso Scabin, nel rimbrottare gli aspiranti chef di fronte a quattro tagliatelle alla boscaiola per un “errore fondamentale” presente in ciascuna di esse, non spiega quale sia: sarà lo scalogno? La panna? O la ricetta in sé (non ci voleva la salsiccia, nella boscaiola?). Il risultato è che il programma appare noioso e poco pregnante. Oltre che inutile per chi speri di tirarne fuori qualche insegnamento culinario. Il giudizio della rete, neanche a dirlo, è implacabile: qualche parere qui, qui e qui.

 

 

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